TEATRO: Ci aspettano per ballare

Ottobre 23, 2016
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Lo spettacolo teatrale «Ci aspettano per ballare». Storie di profughi, santi e martiri d’oggi, di e con Lorena Ranieri regia di Daniele Bentivegna, dopo un primo debutto romano è andato in scena a Stresa al teatro Rosmini sabato sera 22 ottobre.
Una clochard romana che vive in stazione e chiede l’elemosina all’uscita di un supermercato in attesa di qualcosa o qualcuno, «quattro tipi di pane integrale e a me manco me saluta», una madre e un bambino come tanti, in viaggio dal Medio oriente verso una vita migliore, una suora veneta saveriana che ama l’Africa e la missione a lei affidata. Sono le tre storie che compongono la trama dello spettacolo, storie vere, fatti accaduti, letti sui giornali, vite di eroiche ma ordinarie.
Ad interpretare le tre donne è una straordinaria Lorena Ranieri, attrice e drammaturga teatrale allieva del maestro Dominique de Fazio, appassionata di teatro sociale, fruibile, sempre contemporaneo e in contatto con l’oggi, con le sue emergenze e le sue grandi sfide.
L’altro protagonista sul palco è il pupazzo – bambino, vestito di tutto punto, elegantissimo con il papillon perché la madre gli aveva detto che la traversata per andare in Italia sarebbe stato il viaggio più importante della vita e che al suo arrivo tutti lo avrebbero accolto con una grande festa, bisognava vestirsi eleganti ed essere pronti alla festa.
Denise, la barbona è il personaggio chiave dello spettacolo, che racconta tutte le storie e aiuta lo spettatore a scoprirle e riviverle. E’ lei che apre la scena dello spettacolo con il suo carrello e la sua cassetta della frutta in attesa che qualcuno la ascolti e che a qualcuno interessi quello che lei vede negli occhi della gente che vede passare. Si prende il tempo e lo spazio per raccontare una storia, anzi tre: la sua di alcolizzata piena di desiderio, quella di un bambino e di sua madre profughi dalla Siria e ancora la struggente vicenda di una suora violentata e uccisa in Africa.
È lei ad interpretare i personaggi, ed è lei alla fine a ritornare se stessa, sola e rassegnata, di nuovo di fronte all’uscita dello stesso supermercato.
A fare da cornice alle tre storie sono le parole di Eliot, tratte dalla sua opera, Cori da «La Rocca».
Una grande regia quella di Daniele Bentivegna, attore e regista milanese dell’’Associazione Teatro2


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Teatro: “Ci aspettano per ballare”

Ottobre 11, 2016
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Domenica 16 ottobre 2016 a Roma durante il Piccolo Festival dell’Essenziale andrà in scena il monologo “Ci aspettano per ballare”, storie di profughi, santi e martiri d’oggi, a cura di Lorena Ranieri. Una madre e un bambino come tanti in viaggio dal Medio Oriente verso una speranza. Una suora veneta innamorata dell’Africa. E una barbona seduta da anni sulla stessa cassetta di frutta in attesa di qualcosa o qualcuno, all’uscita del supermercato. Le tre storie che compongono la trama di questo spettacolo sono vere, raccontano di persone che potremmo incontrare per strada o leggerne sui quotidiani di domani, senza accorgerci tuttavia della loro straordinarietà, senza lasciarci stupire dalla loro santità o dal loro martirio eppure evidenti.
La suora è Bernadetta Boggian, missionaria saveriana, uccisa l’8 settembre 2014 a Kamenge in Burundi, una vita interamente donata ai più poveri dell’Africa. Il bambino profugo e sua madre sono il racconto tratto dalle testimonianze del vicequestore dell’ufficio immigrati di Catania che nel marzo 2016, si vede arrivare un bambino vestito in giacca e papillon: “avrà avuto 3 o 4 anni e si era fatto tutta la traversata dalla Libia vestito in quel modo. La madre che lo teneva per mano gli aveva detto che sarebbe stato il viaggio più importante della sua vita, sarebbero arrivati in un paese che li avrebbe accolti con una grande festa e dunque bisognava vestirsi eleganti”. Infine Denise, il personaggio chiave dello spettacolo, che racconta tutte le storie e aiuta lo spettatore a scoprirle e riviverle, non è altro che una barbona della stazione Termini di Roma, che forse domani, avrà voglia di raccontare a qualcuno una storia che solo lei conosce.
A fare da cornice le parole di Eliot, tratte dalla sua opera Choruses from “The Rock” del 19361, così attuali e pertinenti, sono come un richiamo all’uomo e alla sua perdita di umanità.
La scena si apre sull’uscita di un supermercato qualunque di una grande stazione. Denise compare con il suo carrello, stordita dalle bevute si mette ad urlare contro l’uomo della sicurezza che poco prima le aveva intimato di andarsene per l’ennesima volta. Testarda si allontana in un angolo e come ogni giorno si mette seduta sulla sua cassetta di frutta ad osservare i passanti che escono dalla porta a vetri di fronte con i loro acquisti.
Di colpo immagina che la stazione spenga tutte le sue luci e le riaccenda su di lei, si illude che per una volta tutti i passanti possano fermarsi finalmente ad ascoltarla. In questo delirio Denise ha l’occasione di dire tutto, di ammonire e confessare ciò che vede quotidianamente negli occhi della gente. Può prendersi il tempo e lo spazio per raccontare una storia, anzi tre: la sua di alcolizzata piena di desiderio, quella di un bambino e di sua madre profughi dalla Siria e ancora la struggente vicenda di una suora violentata e uccisa in Africa.
È lei ad interpretare i personaggi, ed è lei alla fine a ritornare se stessa, sola e rassegnata, di nuovo di fronte all’uscita dello stesso supermercato. Ad aiutarla nel suo racconto sono gli oggetti che pesca nel carrello: la cassetta di plastica, un velo, una piccola sedia, un libro, un bambino pupazzo. In mezzo ai tre racconti, come un monito da lei suggerito, le parole di Eliot vengono proiettate sullo sfondo, nel silenzio di un passaggio da una storia all’altra. Anche lei alla fine reciterà quei versi, presi da un vecchio libro rigettato nel carrello, mentre il suono delle casse automatiche si allontana e insieme a lui scompare anche Denise nel buio della stazione.

Testo originale: Lorena Ranieri
Musiche: Cesar Franck, Erik Satie.
Durata: 50”
Interpretazione: Lorena Ranieri
Regia: Daniele Bentivegna


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